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Siamo arrivati a questo punto... - 18° parte

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mad-runner
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Immagine CC0 creative commons

Di questo argomento sono certo che in un altro post ne abbia già parlato, la versione di allora era, sotto un certo punto di vista, come sfuocata, smussata, addolcita e addomesticata in qualche particolare, la versione odierna sarà decisamente più cruda e diretta, in ogni caso se le cose dovessero anche finir male, come nello spiacevolissimo, almeno per me, caso che saltasse fuori nel mio corpo un cancro che mi portasse via in un lampo, quello che è bianco è bianco, quello che è nero è nero, per cui questo soggetto era un pezzo di merda, testa di cazzo e schifoso leccaculo, nell'agosto dell'anno 1989 ero in ferie, avevamo aperto, con mille e mille sacrifici, un piccolo negozietto di articoli sportivi sotto casa nostra, sarei dovuto rientrare verso la metà-fine di quella maledettissima settimana di fine agosto (non potrò mai dimenticare il fatto che il 27 agosto1989 cadeva di domenica, perché in quella nottata verso le 3 del mattino mio fratello si tolse la vita), forse era martedì, forse meglio ancora mercoledì mattina del 23 agosto 1989, quando mi squilla il telefono in negozio (ancora non ero munito di cellulare, il mio 1° personale arrivò nel giugno del 1997, per motivi di cuore), era la segretaria dell'azienda per cui lavoravo, che mi comunicava che era stata costretta da quel pezzo di merda del mio ex-collega (defunto realmente da qualche anno) a chiamarti per andare a fare delle fatture pro-forma, necessarie per avviare la procedura di esportazione di nostri prodotti all'estero, le risposi che avevo già in programma nella mattinata seguente di andare a fare un salto di un paio d'ore per avviare quel lavoro e un altro ancora, l'azienda stava funzionando, in quel preciso momento, al 20% delle sue potenzialità, in pratica in giro non c'era quasi nessuno, essendo prevista la piena riapertura per il giorno 28 agosto, il lunedì successivo...

Non c'era verso, la segretaria insisteva e insisteva, le rispondevo che non doveva rompere il cazzo, che quel giorno o quello successivo era uguale, ma lui non voleva sentire storie, mi riferì l'unica frase, che mi fece andare su tutte le furie...

"Mi ha anche detto di dirti che se non vieni su immediatamente, pagherai delle grosse, dirette conseguenze..."

Era troppo, incazzato come una bestia, chiudo il negozio, purtroppo degli altri 2 soci (mio fratello e un altro ragazzo) non c'era traccia, per cui a malincuore giro la chiave del negozio e mi dirigo a razzo verso il mio posto di lavoro, maledicendo più e più volte quella testa di cazzo che mi aveva, per l'ennesima volta, rotto i coglioni...

Vado nella mia postazione di lavoro, ero stato trasferito in un ufficio molto più grande, insieme a diversi altri colleghi, entro con un diavolo per capello (all'epoca ancora non ero completamente rasato a zero), saluto l'unica persona presente, un caro ex-amico, e gli dico...

"D.. C..., se per caso dice una mezza parola in più, gli tiro questo fermacarte di cristallo nella faccia, a quel pezzo di merda figlio di troia, giuro..."

"Ma con chi ce l'hai, con il peschereccio azzurro?"

L'avevo ribattezzato così, all'inizio del mio rapporto di lavoro, perché veniva dalla Svezia, era italiano ma aveva vissuto alcuni anni in Svezia, per cui il peschereccio azzurro della Findus navigava nei Mari del Nord, secondo la pubblicità di allora, era battuta, all'epoca, ma di soprannomi, molto più pesanti, con il procedere dei nostri contatti gliene trovai diversi, ma non è la sede opportuna per tirarli fuori, quello che interessa è quanto accadde effettivamente quel giorno...

Continua...